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chitarre lavorazione chitarre Legni per liuteria Liutaio Padova suonabilità

L’uso di attrezzature a controllo numerico nella liuteria moderna

L’uso di attrezzature a controllo numerico nella liuteria moderna

L’uso di attrezzature a controllo numerico nella liuteria moderna

Esistono sostanzialmente due correnti di pensiero: c’è chi sostiene che le macchine a controllo numerico non possano sostituire l’abilità manuale del liutaio, dal momento che l’intervento umano è indispensabile durante tutta la lavorazione dello strumento, e  c’è  chi pensa invece che l’utilizzo di un macchinario a controllo possa consentire al liutaio di migliorare la qualità del proprio lavoro senza snaturarlo, in quanto tale uso è riservato alla produzione di pezzi in cui la lavorazione a mano incide poco, e spesso in senso peggiorativo; ciò consentirebbe al liutaio di dedicarsi maggiormente a quelle lavorazioni in cui l’apporto umano è realmente fondamentale.

Personalmente, concordo con quest’ultima filosofia: sono del parere, infatti, che determinate parti della chitarra vadano costruite con la maggiore precisione possibile, e mi riferisco a manici, ponti, palette e a tutte quelle componenti in cui le maggiori tolleranze, inevitabili nella lavorazione manuale, non costituiscono un valore aggiunto ma solamente un’approssimazione: l’abilità del liutaio si concretizza in tutto ciò che riguarda la costruzione del corpo e la taratura e l’intonazione della tavola armonica, lavorazioni che devono obbligatoriamente essere guidate dalla mano, dall’orecchio e dalla sensibilità del costruttore.

E’ questo, semmai, il punto fondamentale: la capacità del costruttore, che si esplica ovviamente nella lavorazione manuale, ma non viene certamente inficiata dall’utilizzo ragionato e opportuno di macchine di precisione.

Il resto (ma naturalmente è soltanto la mia opinione) è soltanto retorica; basta pensare a come sia facile trovare in commercio ottime chitarre costruite con l’ausilio di attrezzature sofisticate e pessime chitarre costruite rigorosamente a mano… Della serie: è il risultato che conta, non le chiacchiere.


Diversi suoni per diversi legni

Diversi suoni per diversi legni

La scelta del legno ha un’importanza fondamentale ai fini dell’efficacia della trasmissione dell’energia e quindi del suono: i legni morbidi o pastosi vanno assolutamente evitati perchè assorbirebbero l’energia che nasce dalla vibrazione delle corde e viene amplificata dalla cassa di risonanza.

Legni diversi perciò significano un suono diverso, perchè non c’è nulla di matematico nel legno, semplicemente un materiale più duro e denso, utilizzato per fondo e fasce, restituisce più energia rispetto ad un legno morbido e cedevole.

Quali sono, dunque i migliori legni con cui costruire il proprio strumento?

Per le tavole armoniche possiamo scegliere tra l’abete alpino, l’abete canadese (sitka), il cedro canadese e il cedro rosso americano. Per fondi e fasce invece utilizzo l’acero europeo, il palissandro indiano o brasiliano, il cocobolo, l’ebano macassar, lo ziricote, il black walnut, il noce bastogne o il mogano.

Chiaramente ogni legno avrà un suono che lo caratterizza, per questo motivo possiamo presumere che una chitarra in acero abbia un suono più leggero rispetto ad una chitarra in palissandro, dal momento che l’acero valorizza le frequenze medie pur avendo meno ricchezza di armoniche del palissandro.


Azione della chitarra e suonabilità

Azione della chitarra e suonabilità

Maggiore l’altezza delle corde sulla tastiera, infatti, maggiore il volume del suono; lo strumento, però, diventa più faticoso da suonare, creando non pochi disagi, e non solo in caso di esibizioni prolungate del suonatore; inoltre, un’altezza eccessiva rende virtualmente impossibile una perfetta intonazione dello strumento.
Compito del liutaio, quindi, è rendere lo strumento facilmente suonabile senza sacrificare troppo il volume finale, e questo si ottiene impartendo una determinata curvatura alla tastiera, allo scopo di avere la medesima altezza delle corde lungo la massima parte della tastiera stessa, e curando la corretta geometria del manico; tutto ciò si traduce in un’azione bassa e confortevole, o meglio, nell’azione più bassa e confortevole possibile per il tipo di repertorio che il chitarrista intende eseguire.

Non sono, infatti, conciliabili le esigenze di chi esegue un sofisticato fingerpicking, o ricerca delicate sfumature sonore, con quelle di chi predilige uno strumming deciso e pesante, alla ricerca del massimo impatto sonoro: l’azione ed il tipo stesso di corda devono essere funzionali al tipo di repertorio ed allo stile prescelto.


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